Versión en español
Puerta del Puente

Es también el Guadalquivir como en Sevilla que trae hasta Córdoba. Sus aguas arcillosas pasan por lo menos desde época romana por debajo del puente homónimo. Únicamente dicho puente en los últimos veinte siglos ha conducido a la ciudad vieja donde la puerta del Puente da la bienvenida a todo aquél que la atraviesa.

Puente romano

Fenicios parece que fueron los primeros, para después romanos, árabes y cristianos cruzarlo.

Así Córdoba resulta uno de los ejemplos de España más heterogéneos, en su historia, cultura, monumentos y tradiciones.

El lugar donde esta mezcla de los tiempos ha dejado mejores ejemplos es, sin duda, la mezquita de Córdoba. Tal vez sería más adecuado referirse a ella como Mezquita – catedral de Córdoba, antes Santa María Madre de Dios o Gran Mezquita de Córdoba. Aunque ahora se llame Catedral de la Asunción de Nuestra Señora, no ha dejado ni dejará de ser espejo de lo que España ha sido, tierra de árabes y cristianos.

Ya Basílica Visigótica de San Vicente Mártir en el siglo VI, a partir del año 768 los musulmanes comenzaron a construir sobre ella la mezquita principal de la ciudad. Esta posee una de las salas hipóstilas más bellas y mejor conservadas del arte árabe. Sus alrededor de 850 columnas con arcos de colores blancos y rojos determinan la antigua sala de oración .

Sala de oración
Mihrab

Entorno a estas todavía podemos admirar las antiguas estructuras sagradas de la religión musulmana, como el Mihrab, el lugar que indica donde hay que mirar cuando se reza, que curiosamente en la mezquita de Córdoba mira hacia el sur y no hacia la Meca. 
Este es una pequeña habitación de preciosa fachada adornada con decoraciones naturales y signos dorados, negros y blancos, que rodean un arco de medio punto, acceso a la zona más sagrada. 

Todo ello cubierto por un techo con cúpula pluriforme siempre dorada y brillante por el reflejo de los haces de luz que penetran por las ventanas inferiores y que todavía la embellecen más.

Techo del Mihrab

No sólo los árabes supieron dejar ejemplos de gran belleza en la Mezquita, también los cristianos que allí llegaron a partir de 1238 llevaron a cabo obras de construcción que a pesar de algunos desmanes, como el mismo Carlos V dejo dicho “habéis destruido lo que era único en el mundo, y habéis puesto en su lugar lo que se puede ver en todas partes”, nos muestran interesantes ejemplos góticos, renacentistas y manieristas. Y por allí pasaron y fueron enterrados personajes supremos de la historia y de las artes castellanas. Así como testimonia la urna de don Luís de Góngora.



Pero Córdoba no es solo esto ni mucho más, es más allá de todo esto, lo que hay. Córdoba es Andalucía. Córdoba es Al – Andalus. Córdoba es el sur. Pero no todo el sur. Este todavía tiene mucho más que mostrar.

Urna con los restos de
Góngora


Versione in italiano

Porta Ponte

Anche qua il Guadalquivir come a Siviglia porta fino Cordova. Da almeno l’epoca romana le sue acque argillacee passano sotto il ponte omonimo. Unicamente questo ponte negli ultimi venti secoli ha condotto fino alla città vecchia ove la porta Ponte da il benvenuto a tutti quelli che l’attraversano.

Ponte romano

Fenici sembra fossero i primi, per dopo romani, arabi e cristiani attraversarlo.

Così Cordova diventa uno degli esempi più eterogenei della Spagna per la sua storia, cultura, monumenti e tradizioni.

Il luogo dove questa mescolanza dei tempi ha lasciato i migliori esempi è, senza dubbio, la moschea di Cordova. Forse è più consono parlare di lei come la Moschea – cattedrale di Cordova, prima ancora Santa Maria Madre di Dio oppure Grande Moschea di Cordova. Nonostante adesso venga chiamata Cattedrale dell’Assunzione di Nostra Signora, non ha lasciato ne lascierà di essere specchio di quello che la Spagna è stata, terra di arabi e cristiani.

Anche se prima di tutto fu Basilica Visigotica di San Vincenzo Martire nel VI secolo, dall’anno 768 i musulmani cominciarono la costruzione sopra di essa della moschea principale della città. E questa ha un salone ipostilo tra i più belli e meglio conservati dell’arte araba. Le sue circa 850 colonne con archi dipinti col rosso e il bianco limitano l’antico salone delle preghiere.

Mihrab

Salone delle preghiere

Intorno a quelle possiamo ancora vedere le antiche strutture sacre della religione musulmana, come è il Mihrab, il luogo che indica dove bisogna guardare quando si prega, il quale nella moschea di Cordova, eccezionalmente, non guarda l’est verso la Mecca bensì verso il sud.

Quello è una piccola stanza di bellissima facciata decorata con elementi naturali e simboli dorati, neri e bianchi che circondano un arco che porta alla zona più sacra.

Tutto quanto coperto da un tetto con cupola di tante forme, dorata e luccicante dai riflessi dei fasci di luce che penetrano dalle finestrelle che ancora oggi la abbelliscono.

Tetto del Mihrab

Non soltanto gli arabi seppero lasciare esempi di grande bellezza nella moschea, anche i cristiani che lì arrivarono dal 1238 portarono a termine lavori di costruzione che nonostante alcune pazzie, come lo stesso Carlo V, disse  ” avete distrutto quello che nel mondo era unico, e al suo posto avete messo quello che si può vedere da per tutto”, ci mostrano interessanti esempi gotici, rinascimentali e manieristi. E anche nella moschea arrivarono e furono sepolti i più illustri rappresentanti della storia e dell’arti castigliane. Così ci racconta l’urna di don Luís de Góngora.

Ma Cordova non è solo questo e tanto altro, è oltre tutto questo, quello che c’è. Cordova è Andalusia. Cordova è Al – Andalus. Cordova è il sud. Ma non tutto il sud. Questo ha tante altre cose da raccontare.

Urna di don Luís de Góngora

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Un pensiero riguardo “Córdoba y su singular mezquita

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