Versión en español

A los pies de Sierra Nevada, a una altura de 680 metros sobre el nivel del mar, sobre colinas, montes y depresiones surge Granada.  La ya romana Garnatum y después árabe Gar-anat formada por numerosos barrios entre los cuales destacan el del Zaidín, el Albaicín, el Sacromonte, el Realejo, La Chana, Almanjáyar y la Cartuja sigue mostrándose igual de típicamente árabe, gótica y renacentistamente cristiana y por ello andaluza como sus blancas casas de patio, sus pequeñas plazas y estrechas callejuelas enseñan.
Barrio del Albaicín

Fue capital del Reino Zirí de Granada, durante el siglo XI y del Reino Nazarí de Granada entre los siglos XIII y XV. De la herencia árabe perduran no sólo las casas, esas casas de planta baja, muros anchos, ventanas estrechas y patios floridos, que los árabes bien supieron adoptar al paisaje local, creando viviendas cómodas, frescas y calientes, bellas y armoniosas donde desarrollaron su cultura, tradiciones y vida, creando el paisaje urbano de la nueva Al-Andalus.

Tras la toma de la ciudad por lo Reyes Católicos siguió siendo capital del Reino castellano de Granada. Y no dejó de mantener su carácter de ciudad de antiguas y diferentes culturas, aun viendo retocada su fisionomía por los nuevos conquistadores, quienes a pesar de algunos desmanes de poder que todo triunfo ansiado conlleva no dejaron de respetarla y cuidarla. Ejemplos de ello fueron la presencia aún por tiempo no muy largo de los antiguos pobladores árabes, de su lengua y sus costumbres en sus calles y casas, que poco a poco vieron como iban a quedar relegados ante el avance de los nuevos llegados, su castellano, su monumentalidad y sus ambiciones. De ahí vemos la catedral nueva, construida sobre la antigua mezquita grande de Granada, con su estilo gótico y renacentista, que alberga la capilla real, deseo de los Reyes Católicos, quienes aquí quisieron construir su propio mausoleo y el de su familia.

Nave central de la catedral
Más y profundos cambios produjeron los castellanos, algunos orgullosamente destructores otros sapientemente respetuosos. Quizá el mejor de ellos fue el “retoque” del símbolo del poder árabe en la ciudad. Su más bella y elaborada joya. Llena de juegos ilusorios, jardines paradisiacos y arquitecturas simples y entramadas. La Alhambra vio como de golpe y porrazo le caía del cielo un majestuoso palacio a la italiana.

Palacio de Carlos V en la Alhambra

Sin embargo,  Granada y los granadinos han sabido sobrellevar las injerencias, sobresaltos y desmanes para seguir siendo igual de típicamente árabe, tradicionalmente castellana y eternamente andaluza.

Versione in italiano

Ai piedi di Sierra Nevada, ad una altezza di 680 metri sul livello del mare, sui colli, monti e avvallamenti sorge Granada. Giá Garnatum dai romani e dopo Gar-anat dagli arabi, è composta da diversi quartieri tra i quali spiccano il Zaidín, Albaicín, Sacromonte, Realejo, La Chana, Almanjáyar e la Cartuja, continua a mostrarsi ugualmente araba, gotica e rinascimentalmente cristiana e dunque andalusa come si vede dalle sue bianche case con cortile, dalle sue piccole piazze e stretti vicoli. 

Il Albaicín

Nel XI secolo capitale del Regno Zirí di Granada, e trai secoli XIII e XV del Regno Nazarí di Granada. Da quella eredità araba rimangono non soltanto le case, quelle case di unica pianta, larghi muri, strette finestre e cortili fioriti, che gli arabi inteligentemente seppero adattare al paesaggio locale, creando abitazioni comode, fresche e calde, belle e armoniose dove svilupparono la loro cultura, tradizione e vita, formando il paessaggio urbano della nuova Al-Andalus.

Case bianche dell’Albaicín

Contrasti nell’Albaicín

Casa con cortile nell’Albaicín

Dopo la conquista della città da parte dei Re Cattolici, Granada continuò ad essere il Regno castigliano di Granada. Ma non smise di essere la città delle antiche e diverse culture, anche se fu rimaneggiata la sua fisonomia dai nuovi “conquistadores”, i quali nonostante alcune pazzie che tutti i nuovi possessori del desiderato potere portano con sé, non dimenticarono di rispettarla e mantenerla. Esempi di tutto ciò furono anche se non per molto tempo ancora, la presenza degli antichi abitanti arabi, della loro lingua e tradizioni ancora presenti nelle strade e case, i quali videro col tempo come venivano sostituiti dai nuovi arrivati, dal loro castigliano, la loro monumentalità e ambizioni. Risultato fu la cattedrale nuova, costruita sulla antica moschea grande di Granada con il suo stile gotico e rinascimentale, che custodisce la cappella reale, desiderio dei Re Cattolici, i quali qua vollero costruire il mausoleo per sé e la propria famiglia.  

La cattedrale tra gli edifici della città nuova

Navata centrale della cattedrale

Molti di più e profondi cambiamenti portarono i castigliani, alcuni orgogliosamente distruttori altri saggiamente rispettuosi. Forse il migliore di questi fu il “ritocco” del simbolo del potere arabo nella città. Il suo più bello e lavorato gioiello. Pieno di giochi illusivi, giardini divini e architetture semplici e lavorate. L’Alhambra vide come le piombò adosso all’improviso un maestoso palazzo all’italiana.

Palazzo di Carlo V all’inteno dell’Alhambra

Tuttavia, Granada e i granadini hanno saputo superare le intromissioni, gli sbalzi e spropositi per continuare ad essere come sempre, tipicamente arabi, tradizionalmente castigliani ed eternamenti andalusi.


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Un pensiero riguardo “Granada: la ciudad vieja

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